Come ogni anno a breve si terranno le celebrazioni per l’anniversario della strage di Bologna e verrà rimarcata la matrice fascista di quel sanguinoso evento, ignorando le ormai inconfutabili evidenze emerse circa la possibile responsabilità del Fronte popolare di liberazione della Palestina, che secondo documenti desecretati preparava un attentato in Italia come ritorsione per l’arresto del proprio leader durante un trasporto, avvenuto ad Ortona, di due missili di fabbricazione sovietica. Ma 36 giorni prima, nel basso mar Tirreno, si inabissava il dc9 Itavia diretto a Palermo e che, guarda caso, era partito proprio da Bologna. Evento descritto dalla pubblicistica come sfortunato esito di una battaglia nei cieli tra aeri militari stranieri che, con un missile, avrebbero colpito per errore il dc9.
Nova Civitas di Livio Marrocco, editore del nostro giornale, ha organizzato un convegno nel 2023 con il giornalista di inchiesta Gabriele Paradisi esperto di stragismo palestinese e autore di testi sull’argomento, anche in collaborazione con il giudice Rosario Priore. A seguire l’intervento di apertura di chi vi scrive, Luigi Benedetti, che narra tutto il contesto storico a contorno di queste stragi per una comprensione di tutto il fenomeno, del contesto geopolitico e delle fasi dell’inchiesta durata decenni e che ha avuto una svolta con le attività della Commissione Mitrokhin. Dopo i saluti iniziali le ricostruzioni storiche partono dal minuto 10.00.
Nel settembre del 1980, dopo le stragi dell’estate, a Beirut sparivano nel nulla, per sempre, i giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo. Cosa accade davvero nell’estate del 1980? E perché? E può essere una coincidenza che i documenti del Sismi di Beirut attualmente secretati, vanno proprio dai giorni della strage di Ustica ai giorni in cui sparirono nel nulla i due giornalisti? Cosa c’è scritto in quelle carte? Perché dopo 40 anni sono ancora sotto segreto di Stato? Se a Bologna, come dicono le sentenze, senza dubbi sono stati i fascisti e se l’aereo è stato abbattuto con certezza da un missile a tal punto da dare ai familiari un vitalizio come risarcimento; se tutto questo è vero e non c’è nulla di confutabile, allora perché quei documenti sono sotto segreto e non visionabili?
La verità è ben altra. Nei sedili del DC9 venne trovato lo stesso esplosivo usato per la strage di Bologna. Non un missile quindi, ma una bomba nel bagno dell’aereo.
Circa le vicende si è indagato non solo giornalisticamente e con le commissioni ma anche da parte della magistratura. Vi sono moltissime indagini ma non famose. Ad iniziare dall’attentato all’oleodotto di Trieste e le stragi di Fiumicino. Sui palestinesi hanno fatto molto tanti giudici, Mastelloni, Carlo Palermo che trasferito in Sicilia trova i collegamenti da Trieste a Trapani, sede di Gladio. Apparati clandestini dello Stato con tutta evidenza hanno supportato le azioni dell’ Olp con commistioni tra varie organizzazioni.
Il caso particolare di Bologna ha complicazioni legate alla corruzione ideologica di quella città. In quel caso si fondano vari interessi. Allo scopo di dare la matrice fascista alla strage viene appoggiato anche il depistaggio su Ustica perché scoprendo cosa fosse successo a Ustica sarebbe venuta fuori anche la verità su Bologna. Ma allo stesso tempo vi erano esigenze che collimavano e quindi a tutti andava bene depistare. La prima da parte dello Stato che, ovviamente, non poteva ammettere che negli anni precedenti l’Italia avesse dato appoggio ai terroristi palestinesi per fargli fare le stragi negli altri Paesi: il famoso “Lodo Moro”.
Ma la seconda esigenza era depistare per non fare accorgere che le azioni di ritorsione vero l’Italia fossero dovute alla svolta atlantista. Infatti proprio in quei mesi a contorno delle stragi, viene deciso da Cossiga di appoggiare l’installazione dei missili nucleari a Comiso in Sicilia cambiando la storia della guerra fredda. Ma questa azione, appunto, è motivo di ritorsione (oltre al motivo di non aver liberato il leader palestinese in Italia agli arresti) perché la causa palestinese e le organizzazioni di matrice marxista erano finanziate e appoggiate dall’Unione Sovietica e dai suoi riferimenti come la Libia di Gheddafi dopo che a Cuba, nel 1969, una conferenza aveva aperto questa stagione.
Gheddafi va su Malta per creare accerchiamento da sud dell’Europa (mentre ancora non vi erano i missili nucleari a Comiso) in un momento in cui era ancora possibile una invasione dell’Europa da parte dei comunisti. La marina militare italiana muove su Malta facendo una azione di guerra contro i libici, generando la loro ritirata e, quindi, facendo fallire il tentativo di accerchiare l’Europa da sud. All’Italia questo viene fatto pagare.
Nel quadro di quei pochi mesi a contorno del 1980, per favorire la Nato, vengono quindi recise le connessioni tra lo Stato italiano e le organizzazioni marxiste rivoluzionarie, vengono avviati gli accordi per posizionare a Comiso in Sicilia le testate nucleari e, in ultimo, una volta raggiunto lo scopo principale, viene liberato il Leader del Fronte popolare di liberazione della Palestina per fare calmare i palestinesi. Ma, una volta calmati, ormai il quadro geopolitico era cambiato per sempre e la Nato divenne dominante nel Mediterraneo. In questo quadro totale, quindi, è evidente la convenienza di tutti nell’appoggiare i depistaggi.
Democristiani e comunisti avevano interessi da tutelare perché i comunisti sapevano che i democristiani appoggiavano le organizzazioni marxiste e che le armi dei palestinesi, che arrivavano in Italia grazie al Loro Moro, erano poi utilizzate anche dalle BR e altre organizzazioni europee. Queste dal Libano arrivavano in Adriatico attraverso un veliero e poi conservate in depositi anche in Sardegna. Lo scopo della svolta atlantista nasce dal fatto che gli Stati uniti ovviamente erano a conoscenza di tutto, e in questo quadro va analizzato l’omicidio di Moro, protagonista assoluto tramite il capocentro del Sismi di Beirut “Il maestro” Stafano Giovannone, degli accordi con i marxisti. Come anche la scomparsa e l’uccisione dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo nel settembre del 1980, a Beirut. I due indagavano sui traffici di armi. Non è difficilissimo ipotizzare che le azioni di Aldo Moro, in un momento dove ancora non vi erano i missili nucleari a Comiso e l’Unione sovietica poteva ancora invaderci, vennero giudicate come grave pericolo per la sicurezza della Nato. Il che, oggettivamente, era anche vero.
A Bologna, per fare tacere chi vuole dire agli italiani chi ha assassinato i loro concittadini con quelle gravi stragi, viene urlata la solita retorica frase: “le sentenze si rispettano”. Ma le sentenze accertano la verità processuale e non la verità. Se quindi le sentenze accertano la verità processuale, questo significa che non vanno affatto rispettate ma vanno rispettate solo se la verità sostanziale dei fatti (obbligo deontologico del giornalista), all’analisi di una serie piattaforma storiografica e indiziaria, collima con quella processuale.
La verità sostanziale dei fatti è che le stragi di Ustica e di Bologna sono state fatte dal Fronte popolare di liberazione della Palestina attraverso uomini di Carlos lo sciacallo, almeno fino a quando non compariranno elementi per indicare una diversa verità sostanziale dei fatti. In questo caso confermata da documenti desecretati anche da Paesi dell’ex “Patto di Varsavia” ed anche dal fatto che i documenti conservati a Forte Braschi relativi al Sismi di Beirut sotto segreto di Stato, vanno appunto e guarda caso dalla strage di Ustica, passano da quella di Bologna e arrivano alla sparizione di Italo Toni e Graziella De Palo nel settembre del 1980.
Non è un caso che il collegio peritale del processo su Ustica abbia certificato come unica ipotesi valida quella della bomba a bordo. E non è un caso che, per favorire i depistaggi, questa notizia non sia mai stata adeguatamente divulgata.
Pubblichiamo nuovamente, per chi volesse approfondire i contorni storici di questa vicenda, l’intervento di apertura al convegno che abbiamo organizzato a Trapani nel mese di giugno del 2023 con il giornalista di inchiesta Gabriele Paradisi. Dopo i saluti iniziali le ricostruzioni storiche partono dal minuto 10.00







